Il «Swiss Antibiotic Resistance Report» (SARR) è il rapporto nazionale sulla situazione delle resistenze agli antibiotici in Svizzera. Il rapporto non verte solo sul consumo di antibiotici e sulle resistenze nella medicina umana e veterinaria, ma ne considera anche gli effetti sull’ambiente (approccio One Health).
Per resistenza agli antibiotici s’intende l’insensibilità oppure l’attenuazione della sensibilità dei batteri nei confronti di un antibiotico. I batteri resistenti possono prolungare i trattamenti delle infezioni o renderli addirittura inutili. Per questo motivo, nel 2015 è stata avviata la Strategia svizzera contro le resistenze agli antibiotici (StAR), che comprende un monitoraggio delle resistenze e dell’uso di antibiotici nell’essere umano, negli animali da reddito e da compagnia nonché nell’ambiente. I risultati del monitoraggio sono pubblicati ogni due anni nello «Swiss Antibiotic Resistance Report».
SARR 2022
Di seguito sono riportati i principali risultati e cifre chiave del rapporto SARR 2022.
Intervista con Andreas Kronenberg, responsabile di progetto del Centro svizzero per le antibiotico-resistenze ANRESIS
Consumo di antibiotici
Ogni qual volta si impiegano antibiotici possono svilupparsi batteri resistenti. Per questo è cruciale assumere correttamente questi medicamenti: «quando serve, quanto serve» e seguendo il principio dello «stretto necessario». Il monitoraggio dell’uso di antibiotici nella medicina umana e veterinaria pertanto è fondamentale.
Medicina umana
Forte contrazione del consumo di antibiotici nella medicina umana durante la pandemia di COVID-19
Per quanto riguarda la medicina umana, dal 2019 il consumo complessivo di antibiotici (nei settori ambulatoriale e ospedaliero) è diminuito del 19 per cento. Si ritiene che le misure per contrastare la pandemia di COVID-19, quali la limitazione dei contatti o l’obbligo di mascherina, abbiano avuto un ruolo significativo in quest’ambito. Nel confronto europeo, la Svizzera è tra i Paesi che consumano meno antibiotici. Negi ultimi 10 anni si è assistito a un calo quasi del 40 per cento, in particolare per gli antibiotici del gruppo «Watch», considerati altamente critici per lo sviluppo di resistenze. Nel 2019 la loro percentuale sul totale delle prescrizioni di antibiotici è scesa per la prima volta sotto il livello target del 40 per cento fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Rispetto agli altri Paesi europei, il consumo di antibiotici in Svizzera resta uno dei più contenuti.
L’85 per cento degli antibiotici sono impiegati nel settore ambulatoriale, mentre il restante 15 per cento negli ospedali. In Svizzera esistono forti differenze regionali: nelle regioni francofone e italofone il consumo per abitante è superiore alla media nazionale, mentre nella Svizzera tedesca è inferiore.
Medicina veterinaria
Ulteriore calo del consumo di antibiotici nella medicina veterinaria
Nel 2021 sono state somministrate ad animali circa 28 tonnellate di antibiotici, ovvero circa il 6 per cento in meno rispetto al 2019. Dal 2012 il consumo di antibiotici nell’ambito veterinario si è pressoché dimezzato. Tra il 2019 e il 2021 il consumo dei cosiddetti antibiotici critici, particolarmente importanti per la medicina umana, è calato ulteriormente: rispetto al 2016, la flessione è del 46 per cento. Per gli animali da compagnia, negli ultimi 10 anni la vendita di antibiotici è diminuita del 19 per cento. Solo il 3 per cento degli antibiotici consumati è omologato esclusivamente per gli animali da compagnia.
Grazie al Sistema d’informazione sugli antibiotici nella medicina veterinaria (banca dati SI AMV), introdotto nel 2019, ora si possono presentare anche informazioni dettagliate sulla somministrazione di antibiotici ad animali. Questi dati sono forniti dai veterinari, per i quali da ottobre 2019 vige l’obbligo di registrare elettronicamente tutti i trattamenti e le prescrizioni per animali da reddito e da compagnia che prevedono l’uso di antibiotici. Queste informazioni verranno pubblicate per la prima volta nel rapporto SARR 2022. Poiché non esistono dati con cui confrontarli, non è ancora possibile investigare l’andamento delle prassi di prescrizione nel settore animale. Analisi di questo tipo saranno eseguite nei prossimi anni.
Nel 2020 per gli animali da reddito sono state impiegate all’incirca 23 tonnellate di antibiotici, mentre per gli animali da compagnia circa 1,7 tonnellate. In proporzione, tra gli animali da reddito l’utilizzo più elevato è stato registrato nei bovini, mentre negli animali da compagnia negli equini (cfr. grafico).
Resistenze agli antibiotici
Se i batteri che causano l’infezione sono resistenti a determinati antibiotici, il trattamento diventa complicato o addirittura impossibile. I dati sulle resistenze rilevati a partire dal 2004 sulle persone e dal 2006 sugli animali mostrano tendenze differenti: in alcuni batteri, la resistenza agli antibiotici è aumentata notevolmente, mentre in altri è rimasta invariata o è diminuita. Negli ultimi anni si sta delineando una stabilizzazione dei tassi di resistenza.
Medicina umana
Stabilizzazione dei tassi di resistenza nella medicina umana
Partendo da una modellizzazione è possibile stimare il numero di decessi e il carico di malattia dovuti a infezioni da agenti resistenti. Per la Svizzera si calcola che ogni anno circa 300 persone muoiano a causa di infezioni resistenti. Proporzionalmente alla popolazione, la Svizzera è quindi meno colpita da infezioni causate da batteri resistenti rispetto alla Francia o all’Italia, ma lo è di più rispetto ai Paesi Bassi o ai Paesi scandinavi.
Complessivamente, nella medicina umana si è assistito a una stabilizzazione dei tassi di resistenza. Per determinati agenti, negli ultimi 15 anni la quota di infezioni invasive (p. es. la setticemia) causate da agenti resistenti è diminuita sensibilmente, per esempio nello Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) che ha registrato un dimezzamento dei tassi di resistenza. Negli ultimi 5 anni i tassi di resistenza a determinate classi di antibiotici (fluorochinoloni e cefalosporine) negli agenti E. coli e K. pneumoniae, che tra il 2004 e il 2015 avevano registrato un’impennata, si sono stabilizzati. Siccome la resistenza di questi agenti ai carbapenemi (enterobatteri produttori di carbapenemasi, CPE) rappresenta una particolare minaccia per la salute pubblica, dal 2016 vige un obbligo di notifica. Da allora, il numero di casi notificati è in continua crescita, benché in misura inferiore rispetto a diversi Paesi limitrofi.
Medicina veterinaria
Quadro eterogeneo della resistenza agli antibiotici in base ai batteri indicatori prelevati da animali sani
Il monitoraggio delle resistenze agli antibiotici nei cosiddetti batteri indicatori prelevati da animali da macello sani mira a individuare le resistenze identificabili nei batteri intestinali di origine animale. Normalmente questi batteri non causano malattie, ma possono trasmettere le resistenze ad altri batteri, compresi quelli che possono provocare malattie nell’uomo. Ogni somministrazione di antibiotici può causare una selezione di germi resistenti nella flora intestinale degli animali interessati. Il batterio indicatore E. coli è quindi uno strumento utile per sorvegliare l’andamento delle resistenze e monitorarne la diffusione.
Per quanto riguarda i batteri E. coli nell’intestino di polli e suini da ingrasso nonché di bovini da macello, tra il 2019 e il 2021 l’andamento dei tassi di resistenza non è stato uniforme: nei polli da ingrasso sono diminuiti, mentre nei suini da ingrasso e nei vitelli da macello sono rimasti pressoché stabili.
Percentuale di E. coli resistenti nel polli
Percentuale di E. coli resistenti nei suini da macello
Proporzione di E. coli resistenti nei vitelli da macello
Ambiente
Miglior comprensione della diffusione di resistenze agli antibiotici grazie a nuovi metodi
Proprio come i batteri non resistenti agli antibiotici, anche quelli resistenti possono essere trasmessi tra esseri umani e animali attraverso vie di trasmissione molto varie e complesse (cfr. grafico). Nell’ambito del programma nazionale di ricerca sulla resistenza antimicrobica (PNR 72), diversi progetti hanno analizzato la diffusione di nuove resistenze mediante nuove tecniche di sequenziamento del DNA (Next Generation Sequencing, NGS), rilevando tra l’altro un’elevata presenza di agenti resistenti nelle persone rientrate da un viaggio. Sono inoltre state riscontrate trasmissioni di agenti resistenti da parte di pazienti dimessi dagli ospedali ai loro familiari come pure tra i collaboratori di cliniche veterinarie e gli animali curati. Per quantificare il contributo di queste vie di trasmissione occorrerebbe un’estensione sistematica del NGS. Lo scopo di queste analisi deve essere di ottenere conoscenze utili per il controllo degli agenti resistenti e sfruttarle mediante misure mirate nell’ambito della StAR.
Ultima modifica 22.02.2023